Filippo Alcaini

Esiste sempre un legame tra un artista e la sua terra. Un legame che puo' esprimersi in maniera piu' o meno manifesta, a seconda della sensibilita' e delle esperienze. Ebbene, senza stabilire graduatorie e valutazioni di merito (che non sarebbero nemmeno possibili in un campo come quello artistico), c'e' per riconoscimento generale un artista che, forse piu' di ogni altro, ha espresso il suo attaccamento, la sua sensibilita' verso la nostra terra. Parliamo di Filippo Alcaini, un pittore le cui opere rappresentano senza dubbio una delle piu' belle testimonianze d'arte e di poesia ispirate alla realta', alla storia e alla cultura della Valle Brembana. I nudi dati anagrafici ci dicono che Filippo era nato a Dossena nel 1946 da famiglia contadina.

Maternitù, 1981
Autodidatta, comincio' a dipingere sin da bambino per frequentare poi i corsi di decorazione della scuola d'arte A. Fantoni. Nel 1967 lo troviamo in Etiopia dove lavora al restauro di alcune chiese con l'architetto Sandro Angelini e si trasferisce poi in Libia a Bengasi dove collabora con il pittore Heinrich Steiner alla decorazione della moschea di Shabbi. Dal 1970 si dedica alla pittura allestendo mostre personali e partecipando a numerose collettive in Italia e all'estero.

Vecchi morti, 1975
Collaborera' tra l'altro anche alla realizzazione di alcuni murales a Dossena, Valtorta e San Pellegrini Terme. Morira' tragicamente nel 1986. Nel suo itinerario artistico Alcaini, partito dal figurativo classico, approda ben presto al naif e in tal senso e' considerato il maggior rappresentante bergamasco del genere. Ma la critica, in una molteplicita' di giudizi che testimonia la complessita' della sua apparentemente facile pittura, riscontra di volta in volta accostamenti con il realismo, l'espressionismo, il surrealismo. Quello su cui concordano e' la sua anima popolare, il suo profondo attaccamento alla valle, la sua capacita' di rendersi interprete del mondo, della cultura e della sensibilita' della nostra gente.



Sopravviveranno, 1983
Nei suoi quadri Alcaini rievoca scene, avvertimenti, luoghi dell'infanzia da cui traspaiono i valori umani, familiari e religiosi piu' autentici della Val Brembana. Da suo pennello escono immagini strugenti di un mondo e di una vita che erano il "nostro" mondo, la "nostra" vita: la bambina col cerchio, il bambino con la slitta, il piccolo bracconiere con l'archetto, la corsa nei sacchi, Santa Lucia, gli aquiloni, l'incendio nella stalla, il falo' sotto la luna, la pausa dei minatori, i vecchi, la "bega" di paese, i giocatori di "mura", la raccolta della legna, l'uccisione del maiale, la strozzatura della gallina, la concimatura dei campi, la fienagione, la mungitura, la contrada, le rovine di una baita, etc. etc.

Bimbi con la slitta, 1974
Come a dire le scarse gioie, i drammi, la fede, il lavoro di una gente semplice colta nelle manifestazioni del suo quotidiano, con il corpo piegato dalla fatica, i volti scavati ed attoniti, i bambini assortiti in poveri giochi ad imitazione del lavoro dei grandi.

L'incendio della stalla, 1975
E in tal senso Alcaini si rivela, oltre che grande pittore, poeta di altissima sensibilita', lasciandoci un messaggio intriso di bellezza e malinconia. Lo sfondo costante delle nostre montagne, l'azzurro intensodel cielo, il bianco soffice e candido della neve, il verde smagliante dei prati appena tagliati, il rosso fuoco degli incendi e quello cupo dei tramonti. E poi quei gesti, quei volti, quelle facce quadrate, scolpite, autentiche maschere.



Piccolo bracconiere, 1983
Attori di una rappresenzazione che e' quella di un mondo in via di estinzione, minacciato dall'abbandono, dal cemento, dall'inscatolamento, dagli artigli di un mostro meccanico in cui Alcaini vede un certo tipo di modernita'. Un esempio insomma di pittura che parla direttamente al cuore, al sentimento. E che forse solo che e' brembano puo' veramente sentire e interpretare in tutto il suo significato.