Cenni storici di Moio dè Calvi

Il territorio di Moio dè Calvi era antica riserva di caccia della nobile famiglia veneziana dei Calvi. Sotto la Repubblica Veneta il Comune ebbe uno Statuto speciale, nel 1492 venne ufficialmente costruita la Parrocchia e nel 1494. Fu consacrata la Chiesa dedicata a S. Mattia Apostolo, dopo il distacco dalla Parrocchiale di S. Martino Oltre la Goggia, che accumunava Lenna, Piazza Brembana, Valnegra e Moio dè Calvi. Dal 1927 al 1956 Moio fu aggregato al Comune di S. Martino de Calvi, successivamente abolito. L'atto di divisione fu sancito il 31 Dicembre 1956 e fu immediatamente avviata la costruzione della Sede Municipale, inaugurata nel 1960. Sulle facciate del Municipio sono stati riprodotti gli stemmi araldici dei sindaci che nel tempo si sono succeduti alla guida del Comune. Un apposito decreto della Presidenza Comunale, che è stato realizzato nel 2002 e che è stato inaugurato ufficialmente il 30 Giugno 2002.

La Parrocchiale di San Mattia Apostolo
La Comunità parrocchiale di Moio dè Calvi fu resa autonoma dalla pieve di S. Martino con decreto del 3 Dicembre 1484; e la sua chiesa, sorta in quel tempo in località Cantoni, fu consacrata dal Vescovo Lorenzo Gabrieli il 3 Dicembre 1494. Lavori di ricostruzione che si potrassero dal 1625 per un trentennio, mutarono stilisticamente qulla prima chiesa, che, ampliata e decorata con eccellenti stucchi nel '700, e di nuovo restaurata e abbellita nel 1896, venne riconsacrata con l'antico titolo di S. Mattia Apostolo il 24 Agosto 1942, per mano del Vescovo Adriano Bernareggi, che sigillava nell'altar maggiore le reliquie dei santi Alessandro, Pio e Mattia. L'esterno, pur nella sua sobrietà, è assai suggestivo; inatteso il profilo a ogiva del portale in facciata. Sulla facciata (ormai illeggibile) è posta la scritta "DOM HAEC EST DOMUS DEI ET PORTA COELI". L'interno colpisce per la sua ricchezza degli intagli, la quantità dei quadri e per alcune licenze architettoniche, come l'inconsueta dilatazione dello spazio riservato al coro. Tra i dipinti, le quattro tele del 6/700 veneto collocate sul presbiterio, la Gloria di Maria di ignoto del '700 all'ancona centrale, la Madonna con Bambino e S. Antonio, tutte e due della cerchia di Gianbettino Cignaroli ('700). Assai curiosi i sei piccoli tondi con gli Evangelisti e due Dottori, e squisito di S. Luigi in mediazione di Francesco Cappella detto Dagiu' (m. 1784), a cura della Amministrazione Provinciale, ed esposto a Milano in occasione della mostra "Settecento Lombardo" del 1991. Espressione tipica dell'artigianato locale del '700 sono gli intagli in noce del coro, della sede dei parati, delle credenze e degli armadi di sagrestia, del grande inginocchiatoio e del pulpito; quest'ultimo particolarmente fastoso, con altorilievo centrale e ben  quattordici statuette in tiglio. Le medaglie della volta furono affrescate nel 1897 da Antonio Sibella; la Via Crucis è dei fratelli Sarzilla (1945) allievi di Pietro Servalli, che hanno personalmente restaurto il ciclo pittorico nel 1993. Il settecentesco altar maggiore ha tarie marmoree in tonalità chiara e un rilievo in marmo apuano al paliotto. Raffinata la portella del tabernacolo in metallo dorato con elegantissime figurette, forse disegnate dall'Orelli ('700). Sculture varie di questo complesso risultano disperse. Paliotti con ricami applicati e un piccolo redentore in marmo mutilo sono depositati presso il Museo Diocesano. L'organo è un Bossi del primo '800. Il campanile di gusto romanico, in serizzo bruno rossiccio del luogo, ha bifore alla cella, e sembra sia stato sopraelevato nel 1763.