Cenni storici di San Pellegrino Terme

Il nome e i primi abitatori
San Pellegrino Terme, che deve l'attuale celebrita' alle sue benefiche fonti termali, deriva il nome da quello di un italiano evangelizzatore della Francia e poi Vescovo di Auxerre, dove subi' il martirio, sotto Diocleziano e, sepolto dai fedeli, fu venerato come primo loro Vescovo e Santo. I primi abitatori di San Pellegrino, come del resto in tutta la Valle Brembana, furono i Celti e in procedenti civilta', i Liguri, gli Etruschi, i Galli Cenomani e i Romani.

Nascita e denominazione del Comune
La costituzione del comune di San Pellegrino deve porsi tra il 1.200 e il 1.234, liberandosi dal feudatario ecclesiastico e civile pacificamente e progressivamente. La comunita' sorse dapprima a carattere prevalentemente ecclesiastico e con fini di culto, per poi assumere caratteri e funzioni di contributo all'amministrazione.

Le famiglie piu' antiche e gli avanzi d'antichita' nelle contrade
Le antiche famiglie che troviamo ricordate piu' spesso sui documenti, in questo periodo, sono i Busi, i Boselli detti anche Medici, i Sonzogni e i Mascheroni. I medici abitavano in San Pellegrino e piu' precisamente, alla frazione Ruspino. I Sonzogni non sono che uno dei tanti rami nei quali si divide l'antico e numeroso casato di Zogno. I Mascheroni rappresentano un'altra delle principali parentele di San Pellegrino, dove li troviamo abbastanza numerosi nel Sec. XV. Discendono da Olmo in Alta Valle Brembana e dovevano essere legati da stretta parentela alla famiglia del famoso capo Merino Olmo. Dai Boselli originarono i Medici, dai Busi i Salaroli e i Cariani, cosi' come dai Mascheroni di Aplecchio originarono gli Orlandini. Delle antiche contrade, la piu' conservata nella struttura e nei particolari facilmente riconoscibili e' quella di Piazzo Basso, con le case raggruppate a rettangolo al fianco sud della chiesa di San Nicola. I lati maggiori di confine sono segnati da una parte, dalla strada che proveniendo dalla stazione ferroviaria di Piazzo passa davanti alla chiesa, e dall'altra verso monte, dal tracciato della ferrovia elettrica. Al lato nord della chiesa, dopo il portichello antico, la casa e l'orto cintato del cappellano, si stendeva fino a Predavia, la solitaria distesa della sponda del Brembo, arginata di rubinie, con prati, campi a granoturco e gelsi. Cio' fino ai primi del 1900. La prima corte, denominata oggi Piazza degli Apostiniani, era la piu' importante ed era circondata, oltre che dall'abside della chiesa, da varie case patronali (Oprandi, Sonzogno, Pesenti, Betti, ecc.) e quella del comune di Piazzo.

Guelfi e Ghibellini
La vita del comune Italiano, e quindi anche quella del comune bergamasco, si corrompe e declina per effetto delle discordie interne. E per quasi un secolo anche la nostra terra sara' percossa dagli orrori delle lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini. Il ricordato strumento della pace particolare tra Guelfi e Ghibellini dell'11 Luglio 1397, ci ha cosi' tramandato i nomi dei contendenti di San Pellegrino: I Busi e i Sonzogno di Sussia per i Guelfi, i Zentato e i Pesenti per i Ghibellini.

Alluvioni e Carestie
Frequenti erano anche i danni arrecati ai paesi della Valle dalle piene del Brembo causato dalle frequenti alluvioni, a incominciare da quella, memorabile presso i nostri storici, del 31 Agosto 1493, nella quale il fiume, invase campi, edifici, molini e segherie travolgendo un gran numero di persone e di armenti, fu' travolto il ponte di San Nicola a San Pellegrino.

Una piena del Fiume Brembo alla Diga di San Pellegrino Terme
Alla difficolta' di alimentazione per gli scarsi prodotti della terra, si aggiunsero a ripetizione le carestie, come quelle susseguitesi a breve scadenza negli anni 1569, 1570 e 1573, e 1627, 1628, 1629, che fecero affluire dalle valli alla citta' di Bergamo, turbe d'affamati. Nel Novembre del 1629 si ebbero i primi morti per peste, portata dalle truppe tedesche calate dai Grigioni in Italia tramite la Valtellina. Contro la propagazione del morbo mortale non valsero ne' le empiriche misure sanitarie del tempo ne' le precauzioni di difesa da contatti con paesi, contrade e persone. Dati statistici ufficiali sull'andamento della peste a San Pellegrino non ve ne sono, ma e' certo che piu' di 2/3 della popolazione ne fu colpita.

Da Venezia a Napoleone e all'Austria
I circa quattro secoli di vita sotto Venezia trascorsero nel nostro paese senza gravi turbamenti nell'ordine politico, economico e religioso, assicurato da un governo paternalistico di rettori e di vescovi quasi tutti del patriziato veneto e dalla sottomissione di un popolo tradizionalmente provato dalle carestie, dalle epidemie e dalle periodiche alluvioni del Brembo. Unici diversivi alle quotidiane fatiche per la povera gente erano le festivita' religiose, i pellegrinaggi ai santuari piu' vicini, le visite ai mercati settimanali e, piu' frequentemente le osterie. All'avarizia del sottosuolo, che costringeva i piu' ad emigrare, pareva preferibile quella dei datori di lavoro delle industrie tessili, ritenuti quasi dei benefattori, anche se retribuivano piu' con generi alimentari che con moneta.  Qualche vantaggio dal commercio dei manufatti della tessitura e dell'artigianato del ferro, derivava ai cavallanti, ai sellai e ai carrozzai; ma sopratutto agli osti e agli albergatori, dal traffico della Strada Priula, diretto verso la Valtellina e la terra dei Grigioni, contese commercialmente tra Milano e Venezia. Il 13 Maggio 1798 scoppiava la rivoluzione a Bergamo, il rettore Ottolini ne era cacciato, il Leone di San Marco, che per tanti anni aveva protetto la nostra terra, veniva abbattuto e infranto, e con le solite forme violente di un ordine nuovo, veniva proclamata la "Repubblica Bergamasca". Iniziava cosi' il definitivo tramonto di Venezia, per il suo stesso ambiguo comportamento a salvaguardia di una presunta neutralita', al punto di rifiutare perfino l'offerta dei bergamaschi di accorrere armati in suo aiuto. Durante il dominio francese la Valle Brembana fu divisa in 3 cantoni: di Almenno, di Zogno e di Piazza, San Pellegrino faceva parte di quello di Zogno. E' presumibile che lo stato d'animo della nostra popolazione sotto il dominio francese sia stato, come altrove, di diffidenza e contrarieta' all'inizio, di adattamento in seguito, e di piu' o meno spontanea partecipazione a tutte le manifestazioni imposte dalle varie circostanze attraverso le pubbliche autorita', con la volontaria colaborazione dei soliti ambiziosi, privi di sincero sentimento ma desiderosi di farsi dei meriti e pronti a diventare, da fieri repubblicani, fedeli servitori di Napoleone. Il regime Napoleonico fu indubbiamente apportatore di fermenti al sentimento nazionale, inoltre detto regime segno' un riordinamento dell'amministrazione dello stato, della giustizia e della finanza. All'epoca napoleonica, caratterizzata da festeggiamenti, cerimonie e parate, accompagnata da reclutamenti succedeva l'epoca del predominio austriaco, piu' composta e tranquilla e apparentemente piu' gradita alla popolazione, che dopo, tante guerre napoleoniche, sperava in una vita piu' normale e conforme alle tranquille tradizioni venete. Nei primi decenni della sua denominazione l'Austria cerco' di guadagnarsi il favore della popolazione, mediante l'esecuzione di opere pubbliche di generale interesse. In valle brembana devono l'esecuzione di un opera che avrebbe determinato in gran parte per la valle, il destino economico, compreso quello turistico odierno, il rifacimento, l'allargamento e la rettifica della vecchia Strada Priula.

I primi sfruttamenti economici della fonte
Ignota e' l'epoca precisa di cui furono scoperte e messe a profitto della umanita' sofferente le fonti termali di San Pellegrino. La loro considerevole temperatura (di 27°) e la folta vegetazione che, anche d'inverno, ne doveva accompagnare il percorso alla superficie, dal masso dolomitico da cui scaturiscono in due polle fino alla confluenza nella sponda destra del fiume Brembo, dovettero richiamare la stupita attenzione del primo abitante del luogo. Le acque di San Pellegrino ben presto verranno affermate come un acque termali ottime per i calcoli e scorbuto, caldette, senza sapore. L'afflusso sempre piu' crescente per ragioni di cura, fece giungere nel nostro paese in buon numero: Milanesi, Cremaschi, Lodigiani, Cremonesi che allora potevano attingere liberamente e gratuitamente alla pubblica sorgente per la bibita e praticare bagni nelle case private, fece sorgere nel proprietario del terreno adiacente alla sorgente l'idea di trarne lucro.

Il Grand Hotel
Costui e' Pellegrino Foppoli che verso il 1760 pensa di costruire un casello fornito di sedili e di una vasca di legno, inalveandosi una delle polle dell'acque della sorgente. I proprietari del casello si susseguirono nel tempo, fino a che, venne costruito in periodo di dominio austriaco (1820) il primo stabilimento dei bagni. Contemporanemanete nasce una vertenza tra il comune di San Pellegrino e i proprietari della fonte, che durera' piu' di 10 anni, ma la minaccia dell'intervento austriaco nella gestione delle Fonti ci fu un compromesso concordato tra le parti (6 Aprile 1831) spartendosi le quote di guadagno.

Tratto da "San Pellegrino Terme e la sua Valle" di G.Pietro Galizzi