Risalire alle origini di Valtorta, cosi' come tutti gli altri paesi della Valle Brembana, presenta notevoli difficolta'. I primi documenti scritti e le prime testimonianze concrete risalgono infatti solo al XII-XIII secolo, quando ormai tutti i principali nuclei abitati erano gia' formati. E fu proprio in seguito al popolamento della vicina Valsassina che col tempo alcuni di queste popolazioni sarebbero giunti in cerca di nuovi pascoli e di nuove terre in Valtorta, in Valle Averara e in Val Taleggio. Pascoli e terre conquistati a prezzo di dure fatiche con opere di disboscamento, perche' il territorio era allora certamente coperto per intero da boschi quasi impenetrabili. E' comunque presumibile che in epoca romana e nei secoli dell'alto Medio Evo la Valle Brembana fosse percorsa da cacciatori attirati dall'abbondante selvaggina che popolava le sue foreste e da pascoli gia' dediti ai riti della transumanza e che quindi nella stagione estiva salivano con le loro greggi dalla pianura ai pascoli d'alta montagna. Ma la Val-torta fu sicuramente una delle prime zone della Valle Brembana ad avere insediamenti stabili e non solo stagionali. Sappiamo infatti per certo che nel 1200 Valtorta era una delle sette parrocchie facenti parte della pieve di Primula in Valsassina.
Le prime miniere
Uno dei motivi dell'interesse degli arcivescovi milanesi prima e dei Torriani e Visconti poi verso la Valtorta era dovuto all'esistenza sul suo territorio di alcune miniere di ferro e alcune d'argento. Anche se i primi documenti sono posteriori, e' comunque assai probabile che fossero attive attorno al Mille le miniere di Ceresola e di Camisolo. Le miniere erano date in locazione a delle societa' ricevendo trentacinque lire di terzoli, mentre il canone annuo consisteva nella decima dell'argento cavato e in trenta soldi di terzoli per ciascun forno da ferro esistente o futuro sito in Valtorta ed a Ornica, da versare il giorno di San Martino. Non era fissata la data della locazione che comunque in genere durava cinquant'anni. Il diritto di ciascuno dei soci poteva essere trasmesso agli eredi ed anche venduto. Nelle miniere le condizioni erano inumane. Poche o niente misure di sicurezza, incidenti, crolli e allagamenti frequentissimi.
La Torre
La chiesa di Sant'Antonio Abate della contrada Torre e' una dele piu' antiche e meglio conservate della Valle Brembana, forse edificata sopra un preesistente costruzione fortificata. Questa chiesa godette per secoli del patronato della famiglia Regazzoni; il beneficio venne costituito nel 1367 da Alberto Regazzoni detto Beta, il quale aveva garantito alla chiesa vari lasciti e rendite, in cambio della celebrazione quotidiana della messa. Nonostante i rifacimenti di epoca sei-settecentesca, l'originale truttura romanica della chiesa della Torre e' ancora molto evidente per la semplicita' delle linee e del materiale, sopratutto nell'interessante campanile in pietra a pianta quadrata, con la cella campanaria aperta a bifore su ogni lato. L'interno, parzialmente interrato, e' piuttosto irregolare, ad una sola navata, suddivisa in tre campate da due arcate trasversali a sesto acuto; il presbiterio e' a pianta quadrata, rialzato al livello dell'esterno e coperto da volta a botte. Su alcune pareti dell'edificio sono dipinti pregevoli affreschi di epoca cinquecentesca, che fino pochi anni fa erano in precarie condizioni di conservazione. I lavori di restauro di tutto il ciclo affrescato sono stati condotti a termine nel 1979, nell'ambito di un totale risanamento dell'edificio.
Tratto dal libro "Valtorta i luoghi della Storia" autori Tarcisio Bottani e Felice Riceputi